96.
Troppo timido.
Si alzò, attraversò la sala,
giunto alla porta, laggiù in fondo.
Si fermò, si volse e per un attimo
avanzò indeciso, prima un piede, poi l'altro;
e poi avvenne questo: quindi o venti passi
distante da lei, egli cadde in ginocchio,
silenziosamente cadde sulle due ginocchia.
Le lunghe falde dell'abito nero, si
afflosciarono sul pavimento; ed egli teneva
le mani giunte sopra la bocca, e un tremito
gli scuoteva le spalle.
Ella rimaneva seduta con le mani
in grembo; protesa in avanti, volgaendo
la schiena al pianoforte, lo guardava.
Un incerto sorriso, sforzato, appariva
sulle sue labbra, e gli occhi fissavano, pensosi,
la semioscurità con tale stanchezza,
da mostrare una lieve tendenza a scolorirsi.